Scopriamo perché le varietà di grani antichi sono patrimonio di biodiversità e contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico.
Come sono nati i grani antichi?
Nei secoli scorsi, quando non esistevano ancora istituti di ricerca, erano gli stessi contadini a fare esperimenti contribuendo all’evoluzione del mondo. Infatti, mescolando diverse varietà di semi, testavano la crescita delle cultivar nei terreni rispettando meticolosamente i ritmi ed i tempi della natura. In questo modo, soltanto le varietà che crescevano rigogliose in equilibrio con le caratteristiche ed il clima del territorio venivano selezionate. Così sono nate molte delle coltivazioni riconosciute in tempi recenti come IGP e DOP e così sono nate le tante varietà di grani antichi, le quali, pur non avendo ancora una certificazione, possono essere annoverate tra i cosiddetti prodotti tipici.
Perché i grani antichi sono patrimonio di biodiversità italiana e forniscono un contributo rilevante alla salvaguardia dell’ambiente?
Non e’ un caso che l’Italia, tra i paesi più biodiversi del mondo, conta più di 100 varietà di grani antichi (1) contribuendo in maniera importante a questo illustre risultato sia per numero di coltivazioni sia per l’elevata variabilità genetica che ogni varietà possiede. Negli ultimi 50 anni, le tante varietà di grani antichi sono state sostituite con varietà moderne, tutte geneticamente identiche e piantate anche in zone con caratteristiche morfologiche diverse. Ciò ha portato non solo una perdita di biodiversità ma anche una minore capacità di adattamento delle piante ai climi, richiedendo così maggiore intervento dell’uomo, spesso con l’uso di prodotti chimici e maggior consumo d’acqua.
A tal proposito, in questo studio con esperimenti fatti in Umbria, dove viene preso in considerazione il mix di grani antichi che proponiamo nel nostro pane UNSACCO e’ stato dimostrato che i grani antichi hanno maggiore stabilità produttiva e reagiscono molto meglio alle situazioni climatiche difficili (es. la siccità) rispetto alle varieta’ moderne, soprattutto se coltivati in biologico.
Come sono coltivati i grani antichi?
Anticamente non esistevano fertilizzanti e diserbanti. Dai tempi degli antichi romani, si utilizzano i metodi della rotazione delle colture alternando al grano, le leguminose ed il sovescio. In questo modo il terreno si rafforzava in maniera naturale e restituiva nutrienti alle coltivazioni. Inoltre, in equilibrio con la natura, i grani antichi crescevano alti,a volte anche 2 metri a differenza delle varietà moderne definite ‘nane’, in modo da proteggersi naturalmente da infestanti e parassiti.
Gli eroici agricoltori moderni di grani antichi, tra cui quelli che proponiamo nel nostro UNSACCO, seguono i metodi di coltivazioni antichi, totalmente sostenibili, talvolta aiutati dalla tecnologia in modo da restituirci cultivar dai profumi e sapori unici ma anche fonti di importanti nutrienti.
Non a caso, secondo lo studio spagnolo pubblicato in un nostro precedente articolo, viene evidenziato come le coltivazioni bio di grani antichi sono in grado di sequestrare più carbonio di quello emesso in atmosfera durante i loro interi cicli di produzione (3).
Infatti, abbiamo calcolato che, utilizzando le nostre farine, per ogni 2 kili di pane mangiato si ha un risparmio del 140% di Co2 prodotta nelle coltivazioni.
Scopri i nostri prodotti fatti con i grani antichi. Te li portiamo a casa noi.
Fonti
- Emanuele De Cillis, I grani d’Italia
- NUTRIGRAN-BIO Frumenti antichi per pani nuovi, Livia Polegri
- Carranza-Gallego G., G.I. Guzmána, R.García-Ruíza, M.González de Molina, E. Aguilera, (2018). ‘Contribution of old wheat varieties to climate change mitigation under contrasting managements and rainfed Mediterranean conditions.’ Journal of Cleaner Production, Volume 195, 10 September 2018, Pages 111-121.